Care Amiche e cari Amici della FADOI e dell’ANÌMO,
in questo numero augurale del 15 dicembre, ho scelto di non essere io a introdurre la presentazione di Aggiorn@Fadoi ma userò le parole di Francesco D’Amore, ispirate da un’idea di Claudio Santini che, in occasione del recente Convegno di FADOI Lazio, ha organizzato una tavola rotonda, cui ho partecipato anch’io, sull’attualità nel 2025 del Giuramento di Ippocrate.
La solitudine del medico
In questo nostro tempo in cui la tecnologia è onnipresente, non avrei mai creduto di ritrovarmi a fare qualche riflessione, in occasione del recente congresso della FADOI Lazio, sull’importanza del moderno giuramento di Ippocrate nel 2025.
Mentre riflettevo su quel solenne documento, tramandato da oltre duemila anni e che ancora oggi è una formale promessa di agire per il bene del singolo e della collettività e di avere un comportamento pubblico e privato onorevole per la dignità della professione, il pensiero è andato oltre, fermandosi su quei momenti che non appaiono perché non manifestati, quei momenti in cui il medico sa che dalle sue scelte dipende la salute e, talvolta, la vita del suo paziente o quelli che chiudono il turno di servizio e il medico è colto da un senso di sollievo accompagnato da un’ombra di preoccupazione; inizia il tempo dell’attesa in cui l’esito degli atti compiuti deve coincidere con le ipotesi che li hanno ispirati.
Sta lì l’incertezza, il buco nero della medicina, essa non ti abbandona mai ma tu, medico, la devi superare, anzi sei obbligato a superarla.
Dedizione e sacrificio, passione e anche orgoglio di fare un lavoro “salvificante” accompagnato, tuttavia, da un profondo senso di solitudine. È questa una solitudine diversa dal significato che comunemente diamo a questa parola, una solitudine piena di emozione.
Avvertire questa percezione di isolamento dovrebbe far scattare un allarme perché il passo verso il burnout è breve. E il medico appartiene a una di quelle categorie che più ne soffre, cosa che non dipende soltanto dall’inadeguata retribuzione economica o dalla qualità dell’organizzazione del lavoro, come dimostra un sondaggio di Medscape su 6000 medici in sei paesi europei. Allora ci dobbiamo chiedere quali siano le cause capaci di provocare, anche in quei paesi che hanno le migliori condizioni retributive e lavorative, percentuali di sofferenza che si avvicinano al 30%. Sarà, forse, il rapporto non sempre facile con il paziente e con i suoi familiari? La sensazione di essere sottoposti ad un esame da parte del paziente indottrinato da Google? Le aggressioni verbali e fisiche? La preoccupazione di una denuncia anche quando si è consapevoli di aver agito bene? La sensazione di percorrere un crinale sempre più stretto tra il proprio senso di responsabilità e il verdetto della procedura tecnologica?
I punti di domanda non finiscono qui ma si moltiplicano, ad esempio: quanto tempo è dedicato allo studio analitico del malato dal team dei medici curanti? L’analisi avviene al letto del malato o in un briefing? Un tempo l’ospedale era una palestra, un luogo dove la relazione dialogante tra medici era la base della loro crescita culturale, professionale e anche umana. Nel 2008 Abraham Verghese, professore di Stanford, coniò il termine di I-patient, un paziente solo e lontano nel suo letto mentre il suo stato clinico veniva discusso nella team room davanti agli schermi del computer. C’è ancora oggi il tempo per un piccolo gesto di conforto, di un sorriso verso quel paziente lontano e solo?
Ognuna di queste domande, forse, non ha da sola la forza di produrre preoccupazione e smarrimento ma è il loro insieme, spesso presente, a determinare stanchezza e frustrazione.
In quale angolo è finito il pensiero complesso di Edgar Morin? il pensiero che unisce, il pensiero che, espresso nel dialogo, costruisce un percorso e porta alla sintesi?
Quali saranno gli obiettivi della medicina presente e futura? La riparazione da parte di un tecnico specializzato dei pezzi danneggiati? La necessità, dunque, solo di ordine biologico? Quindi, in buona sostanza, avremo nei nostri ricordi solo la storia di un corpo, come ha scritto nel suo libro Daniel Pennac? Uno scenario freddamente tecnologico probabilmente in contrasto con quanto percepito, sensazione che riassumerei in questo aforisma di F. Pirone su IJM “mai siamo stati così bene e mai ci siamo sentiti così male”.
La tecnologia sembra segnare sempre più la medicina del futuro ma ci auguriamo fortemente una medicina che accolga ogni innovazione positiva mantenendo, tuttavia, una sintesi equilibrata, in modo tale che il suo fondamentale profilo scientifico non annulli quello umano.
C’è molto da fare per dare tempo e spazio a fatti e comportamenti gratificanti per il medico, che ha il bisogno di percepire l’importanza, l’insostituibilità, il rispetto del suo lavoro da parte della comunità, in modo da poter uscire dal senso di solitudine, riducendo, così, quelle percentuali di burnout che fanno presagire, proprio per questo aspetto, una professione in futuro non più attrattiva o, anche peggio, una professione che formi un medico robotizzato.
Per ritornare al giuramento di Ippocrate, da cui ero partito, penso che, per quanto esprima quel documento in cui furono riaffermati i valori della medicina alla fine della Seconda guerra mondiale dopo le atrocità delle quali si resero colpevoli anche alcuni medici, esso debba essere considerato dalla società civile tra gli atti storici ed etici più importanti e dal medico, che ad esso si ispira, un potente punto di sostegno per attenuare il suo immeritato senso di solitudine.
Francesco d’Amore
Grazie a Francesco e passiamo ora alla presentazione degli articoli.
Rilevare l’amiloidosi cardiaca da transtiretina con l’intelligenza artificiale. Uno studio clinico non randomizzato. La cardiomiopatia amiloide da transtiretina (ATTR-CM) è sottodiagnosticata nonostante l‘ampliamento delle opzioni terapeutiche. Per facilitare il rilevamento di questa cardiopatia, lo studio che vi presentiamo si è posto il compito di sviluppare e valutare un programma clinico potenziato dall’intelligenza artificiale.
Rivascolarizzazione completa guidata dalla riserva di flusso frazionale vs rivascolarizzazione basata sulla sola lesione colpevole nell’infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST e nella malattia multivascolare. Lo studio clinico randomizzato SLIM. I benefici della rivascolarizzazione coronarica completa guidata dalla riserva di flusso frazionale (FFR) nei pazienti con infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI) e malattia multivascolare rimangono poco chiari. Questo studio si è posto il compito di confrontare la rivascolarizzazione completa guidata dall’ FFR anche di lesioni non colpevoli rispetto alla rivascolarizzazione di lesioni solo colpevoli in pazienti con NSTEMI e malattia multivascolare. Abbiamo cercato anche commenti nella letteratura recente.
Studio multicentrico randomizzato e controllato di carvedilolo vs legatura endoscopica delle varici (VBL) nella prevenzione primaria del sanguinamento da varici esofagee in pazienti affetti da cirrosi epatica. Studio CALIBRE. Luca Fontanella, Sergio Di Fraia e Vittorio Luiso, ci propongono questo studio in cui si confrontano la legatura endoscopica delle varici esofagee e la terapia con carvedilolo. I risultati sono interessanti.
Sindrome del QT lungo. Misurare l’intervallo QT nell’ECG sembra un dettaglio, ma può letteralmente salvare vite. Negli anni ’50 si pensava che fosse poco utile, ma proprio allora si scoprì che un QT troppo lungo poteva essere collegato alla morte improvvisa, inizialmente in famiglie con sordità congenita e poi anche in persone con udito normale. Nel 1975 queste scoperte portarono alla definizione della sindrome del QT lungo (LQTS), una rara malattia genetica (circa 1 su 2000 nati) che aumenta il rischio di aritmie pericolose, spesso scatenate da emozioni o sforzi. Il problema è che, a volte, la prima manifestazione è proprio la morte improvvisa. Eppure, la malattia è trattabile: riconoscerla in tempo fa la differenza. Nonostante ciò, la LQTS rimane spesso non diagnosticata, lasciando molte persone senza una protezione che sarebbe semplice ed efficace. Di grande interesse anche il commento di Claudio Pascale, prezioso collaboratore della nostra newsletter.
CRITICAL CARE
Nella nuova rubrica CRITICAL CARE, Claudio Marone e Giuliano Pinna ci propongono questa revisione. Terapia steroidea sistemica, mortalità e infezioni nella polmonite e nella sindrome da distress respiratorio acuto. La polmonite è una causa frequente di terapia intensiva e può evolvere in ARDS. Per controllare l’infiammazione e migliorare gli esiti, si è proposto l’uso di corticosteroidi, che durante il COVID-19 hanno mostrato benefici nei casi più gravi. Tuttavia, fuori dal contesto COVID le prove sono discordanti: alcuni studi non mostrano vantaggi e rimane il timore di aumentare le infezioni. Per chiarire questi dubbi, l’articolo riassume una revisione sistematica che analizza se brevi cicli di corticosteroidi a basso dosaggio riducano la mortalità e le complicanze nelle forme di polmonite e ARDS non COVID, valutando anche l’importanza della gravità della malattia.
DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE
Il test immunochimico fecale (FIT) può sostituire la colonscopia nello screening dei soggetti ad alto rischio di cancro colorettale? A giudicare da questa review sembra di no, almeno per i pazienti ad alto rischio di cancro del colon, poiché in questo gruppo ha una sensibilità inferiore per rilevare polipi e cancro. Ma come al solito, da buoni internisti, dovremo decidere sul singolo paziente, come ci suggerisce Sara Rotunno.
SHORT REPORT
Gli anticoagulanti possono ridurre nella comune pratica clinica il rischio di ictus senza incremento di quello emorragico negli anziani con fibrillazione atriale? La fibrillazione atriale è l’aritmia cronica più comune negli anziani e aumenta fortemente il rischio di ictus, ma in questa popolazione fragile il beneficio dell’anticoagulazione deve essere sempre bilanciato contro il rischio di sanguinamento. Nonostante solide prove cliniche e linee guida che raccomandano l’uso di anticoagulanti, il loro impiego rimane insufficiente, soprattutto tra alcune categorie di pazienti. Per capire l’impatto reale della terapia, gli autori hanno condotto uno studio di coorte retrospettivo su pazienti Medicare, utilizzando un approccio di “trial target” per ridurre i limiti dei dati osservazionali. L’obiettivo era valutare se la prima prescrizione di un anticoagulante orale riducesse il rischio di ictus ischemico negli anziani con fibrillazione atriale, colmando il divario tra evidenze degli studi clinici e pratica quotidiana.
SPAZIO GIOVANI FADOI
I Giovani Puglia Giusy Vurchio e Fabiana d’Onofrio ci propongono questo studio: Evolocumab nella prevenzione che non c’era: il contributo decisivo del VESALIUS-CV. Il trial VESALIUS-CV estende in modo significativo l’ambito di utilizzo di evolocumab, valutandolo in una popolazione particolarmente interessante: pazienti senza un precedente infarto o ictus, ma con aterosclerosi documentata o diabete ad alto rischio, già in trattamento ipolipemizzante. Si tratta quindi di una prevenzione primaria “avanzata”, che riguarda soggetti con un rischio elevato ma ancora privi di eventi clinici maggiori. È appena stata pubblicata in rete una OPINIONE DELL’ESPERTO di Gianlorenzo Imperiale e Angelo Bosio sulle dislipidemie. Ora Gianlorenzo e Angelo ci forniscono un commento molto autorevole su questo studio.
MEDICINA DI GENERE
Disparità di genere nell’embolia polmonare ad alto rischio: un’analisi nazionale delle strategie di gestione e dei risultati clinici. Nonostante i progressi nella diagnosi e nel trattamento, l’embolia polmonare rimane una delle principali cause di morte cardiovascolare, dopo solo l’infarto del miocardio e l’ictus. Vi sono notevoli lacune nella nostra conoscenza riguardo le disparità di genere nella sua presentazione, gestione ed esiti, in particolare nei casi ad alto rischio. Isabella Zanotti ed Elena Barbagelata ci propongono questo studio che mira a fornire un’analisi per genere completa dalla diagnosi alla gestione e alla stratificazione del rischio nell’embolia polmonare.
L’articolo viene, poi, arricchito dall’autorevole e calzante commento di Cecilia Politi.
L’ANGOLO ANÍMO
Andrea Toccaceli e Ignazia Lo Burgio ci propongono questo interessante tema, sempre più attuale: Intelligenza artificiale generativa al letto del paziente: una revisione integrativa delle applicazioni e delle implicazioni nella pratica infermieristica clinica. Dato il rapido progresso e la crescente integrazione della GenAI in diversi contesti sanitari, è essenziale comprendere la portata della letteratura empirica sulle sue applicazioni nella pratica infermieristica clinica. L’obiettivo di questa revisione integrativa è valutare criticamente e sintetizzare le prove empiriche sulle applicazioni cliniche, i risultati e le implicazioni dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) nella pratica infermieristica.
L’ANGOLO DELLE LINEE GUIDA
- Linee guida sulle malattie del connettivo associate a malattia interstiziale del polmone. Eur. Respir. J 2025 Sep 11.
- Carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in stadio IV. ASCO 2025
- Terapia del dolore in oncologia. ISS – AIOM 2025.
Ecco fatto care Amiche e cari Amici, non mi resta ora che porgere a tutti voi ed alle vostre famiglie un sentito ed affettuoso augurio di serene festività.
Andrea Fontanella
Aggiorn@FADOI Numero 238 | 15 Dicembre 2025
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